Pontida è già lontana. Preme la manovra finanziaria

 Dopo la farsa di Pontida, fra il grottesco e il ridicolo con venature secessioniste alimentate da Bossi e Maroni martedì e mercoledì si assisterà alla farsa numero due quando ,prima al Senato e poi alla Camera, Berlusconi presenterà il ” nuovo governo”, sostenuto dalla “scilipot band”, annuncerà di tutto e di più, prometterà ogni ben di dio per cercare di tirare avanti più che può. Ma dovrà fare i conti con qualcosa che non è nella sua potestà e neppure in quella di Bossi e Maroni: la manovra economica, i quaranta miliardi e forse più dei quali l’Europa ci chiede conto

Da Pontida esce un Tremonti responsabile dei disastri elettorali, dell’incazzatura dei leghisti. Trova conforto alla sua linea, subito la manovra, nella Confindustria. “Bisogna approvare il prima possibile la manovra da 40 miliardi – afferma Emma Marcegaglia, all’assemblea degli imprenditori subalpini1 e contemporaneamente andare avanti su una serie di provvedimenti per aiutare la crescita, tra cui la manovra fiscale che pensiamo debba essere a parità di pressione fiscale complessiva”. E apre uno spiraglio sulla possibile tassazione delle rendite, pur non entrando nel merito di un problema come quello di una riforma i cui esiti, comunque, si vedranno fra diversi anni.

Camusso: ridurre le diseguaglianze del paese

Va giù in modo molto chiaro Susanna Camusso. “Il nostro Paese – dice- ha un grande debito pubblico. E la ragione per cui bisogna fare la manovra è che il governo ha firmato un trattato internazionale, assumendo un impegno e accettando le condizioni poste dall’Europa. Insomma, la manovra non è un accidente della storia che ci capita sulla testa,ma è una responsabilità del governo. ” Non possono essere i lavoratori a pagare. Non basta-prosegue il segretario generale della Cgil – il problematico riequilibrio dei conti per uscire dalla crisi: Il primo principio ispiratore dovrebbe essere misurarsi con le diseguaglianze del paese e cercare di ridurle”. Sottolinea anche l’importanza del riferimento fatto da Cisl e Uil in merito a intervenire sui grandi patrimoni e sulle rendite. Berlusconi non se la potrà cavare con impegni generici, deleghe ancor più generiche per far contenta la Lega .

La Chiesa:i ministeri al Nord, disprezzo per il Sud

E’ d’obbligo- dice Cicchitto- una riflessione su quanto è stato detto dalla Lega a Pontida.
Ma quel “scaro” pratone sembra già lontano anche se non può passare essere sottovalutata non solo l’invocazione della secessione, avallata da Bossi, ma, in particolare, la frase del ministro dell’Interno, Maroni, sul suo sogno di una “Padania libera e indipendente”. Nessuno, ovviamente, gli nega il diritto di dire quello che pensa ma in qualsiasi altro paese un ministro che si augura la divisione del proprio Paese si sarebbe già dimesso. Così come quella rivendicazione dei tre, quattro, cinque ministeri al Nord non è solo una battuta pronunciata da un alcolista cronico. Bossi, Maroni, Calderoli la fanno diventare una bandiera per dirottare la rabbia del ” popolo leghista” che non ne può più dell’alleanza con Berlusconi. Unità d’Italia e ministeri ,là dove sono devono stare, nella capitale d’Italia, oltre alla manovra finanziaria e la riforma fiscale, la nostra partecipazione con la Nato in Libia, sono macigni sulla strada del ” volemose bene” che Berlusconi e Bossi devono percorrere insieme. Altrimenti se ne vanno a casa, quasi fossero due gemelli siamesi. Sui ministeri c’è un odg del Pd e uno del sindaco di Roma Alemanno in accordo con la presidente della Regione Lazio, Polverini . Il Capo dello Stato non ha rilasciato dichiarazioni si dice sia molto irritato per quelle parole secessione e indipendenza della Padania. Come la pensa è noto: più volte ha detto richiamato l’articolo 5 della Costituzione che parla della Repubblica una e indivisibile e il 150° dell’Unità d’Italia lo ha visto instancabile promotore di tante iniziative. Interviene anche la Chiesa con monsignor Bregantin, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali il quale definisce un “errore” i ministeri al Nord, “un gesto di grandissimo disprezzo per il Sud”. ” La Chiesa-afferma deve frenare le tentazioni secessioniste”. Napolitano parla per quanto riguarda la Libia durante la celebrazione dei 60 anni dalla firma della Convenzione di Ginevra sui rifugiati, presente l’Alto Commissario per l’Onu, Antonio Guterres.

Napolitano: Libia, nostro impegno sancito dal Parlamento

“E’ nostro impegno, sancito dal Parlamento, restare schierati con le forze degli altri Paesi che hanno raccolto l’appello delle Nazioni Unite. L’Italia – dice il Capo dello Stato – non poteva guardare con indifferenza o distacco gli avvenimenti in Libia, un paese a noi così vicino e col quale abbiamo nel tempo stabilito rapporti così intensi.” E Guterres gela il ministro Maroni autore del decreto che imprigiona i migranti per ben 18 mesi. Dice ” no ai respingimenti”, che deliziano il palato del ministro dell’Interno, parla della necessità di ” frontiere aperte”per far fronte al crescente bisogno di protezione. ” Combattiamo per i valori della tolleranza -prosegue-contro l’utilizzo delle paure”. Mille anni luce da quel pratone di Pontida dove l’intolleranza l’ha fatta da padrone.

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