Acqua, il piano del governo

il ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, oggi il sottosegretario Stefano Saglia. Il governo, dopo l’ambiguo stop alla legge che dava il via libera alla costruzione di centrali nucleari e il conseguente rischio di affossamento del referendum anti – atomico, fa il bis con i due quesiti sull’acqua. Il ministro aveva detto che è necessario “un approfondimento legislativo”, ed era bastato per suscitare una levata di scudi dall’opposizione. Nel pomeriggio Saglia è sceso nel dettaglio nel corso di una telefonata a SkyTg24. Il sottosegretario ha parlato di un’Autorità per il settore idrico “che stabilisca le regole del gioco”, organismo da introdurre con un decreto legge o con un’integrazione ad uno dei decreti legge che il governo starebbe per varare.

Il provvedimento interverrebbe in sostanza sulle norme che prevedono l’affidamento ai privati della gestione del servizio idrico, ex legge Ronchi, consentendo anche ai soggetti pubblici la partecipazione alle gare. Questo dovrebbe essere il passaggio che potrebbe far decadere il referendum, così come l’abrogazione delle norme sul rientro nel nucleare avrebbe l’effetto di far decadere quello sull’atomo. Ci sarebbe poi il passaggio delle responsabilità della valutazione delle tariffe all’Autorità per l’energia elettrica ed il gas- soluzione che sarebbe caldeggiata dallo Sviluppo economico – o al Conviri, la Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche interna al ministero dell’Ambiente, soluzione che naturalmente non dispiace al dicastero ambientale.

Già prima dell’uscita pomeridiana di Saglia, le opposizioni – annusato il pericolo dagli accenni di Romani – avevano lanciato accuse al governo. Per i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, “sarebbe gravissimo, al limite dell’eversione, se il Governo e la sua maggioranza tentassero di aggirare anche i referendum sull’acqua pubblica varando una leggina che sospende le norme oggetto dei quesiti salvando per il futuro la privatizzazione obbligatoria dei servizi idrici”.

“Il punto – aggiungono i due parlamentari ecodem – non è nemmeno di merito, ma di elementare metodo democratico. Sono in programma referendum per decidere se l’Italia debba avventurarsi sulla via del nucleare e se la gestione dei servizi idrici debba essere obbligatoriamente affidata a privati o possa rimanere in mani pubbliche. Se il governo per impedirne lo svolgimento sospende le norme da esso fatte approvare che portano a questi effetti, con l’intenzione addirittura dichiarata di rendere possibile domani ciò che oggi verrebbe vietato dal voto, siamo di fronte a una specie di guerra preventiva alla sovranità popolare” .

Felice Belisario, capogruppo Senato Idv, dichiara a nome del suo partito che il vero obiettivo della maggioranza è mettere i bastoni tra le ruote al voto referendario sul legittimo impedimento (previsto nella stessa giornata) e che “faremo di tutto perché i cittadini possano votare tre ‘si’ ‘,ma siamo convinti che anche con una sola scheda nell’urna il quorum sarà raggiunto perché troppo importante è la posta in palio. Il tentativo di intervenire per via legislativa è l’ennesima presa in giro degli elettori. Non avremmo nulla da dire se gli interventi andassero davvero nello spirito delle richieste referendarie, se cioè le leggine davvero vietassero per sempre il nucleare e la privatizzazione della gestione dell’acqua pubblica. Invece quello del governo è solo un espediente tecnico per impedire ai cittadini, di cui evidentemente non si fida, di esprimersi”.

Parole dure anche da Sinistra e libertà, da Nichi Vendola e Paolo Cento, presidente e responsabile campagne referendarie del partito: “Dopo il tentativo di scippare il referendum sul nucleare ora il governo sotto la spinta delle lobby affaristiche tenta di mettere mano anche al referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Siamo di fronte ad un vero e proprio furto di democrazia”.

Posizione di protesta, ma opposta, da Futuro e libertà (è per il no al referendum, che ha tra le sue file l’ex ministro Andrea Ronchi, estensore della legge che i referendari vorrebbero sterilizzare: “Un dietrofront governativo sulla liberalizzazione dei servizi idrici sarebbe una strumentalizzazione inaccettabile: il ripristino dello status quo ante, con le società municipalizzate a farla da padrone e gli affidamenti diretti agli amici degli amici, danneggerebbe i cittadini”. Lo dice il responsabile ambiente del Fli Piercamillo Falsca, prima dell’intervista di Saglia. Ma Fli è per l’istituzione di un’autorità indipendente che vigili su qualità e tariffe quindi, a questo punto, potrebbe convergere sulle linee governative.

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