B&B, la politica del nulla

B&B, la politica del nulla Anche la farsa 3 , Berlusconi alla Camera, è andata in archivio. Bossi, dopo le grida di Pontida, ora attende, fa finta di essere sempre sul punto di prendere decisioni importanti. Il discorso del Berlusca? ” Bello a parole, ma aspetto i fatti”. Neppure lui crede ai “fatti”   Quasi nessuno crede ai “fatti”, anche se nelle aule del Senato prima e in quelle della Camera poi, gli omaggi al capo del governo si sprecano. E lui, il sultano, addirittura si presenta come un martire, uno che si sacrifica a fare il presidente del Consiglio, un sacrificio durissimo. I berluschini lo applaudono, implorano che resti, quasi un grido, non te andare. Sanno che se ne va lui, se ne devono andare anche loro e che in quei banchi di parlamentari, di ministro e sottosegretari, non siederanno mai più. Berlusconi ripete i cinque punti di cui parla ormai da anni che non riportiamo per non annoiare i nostri lettori. Non solo, descrive un paese che non c’è, il governo ha fatto tante cose, tutti stanno un po’ meglio. Certo qualche problema c’è ma la colpa non è sua, è di quelli che sono venuti prima di lui. Dimentica che negli ultimi dieci anni lui ha governato per otto. Tremonti fa finta di non sentire, non va neppure a salutarlo quando finisce l’intervento. La Prestigiacomo preferisce sedere ai banchi dei deputati e non a quelli del governo. Prova visibile che il governo non c’è. Difficile anche dibattere sul nulla. Fanno fatica gli esponenti dell’opposizione.

Nell’Aula della Camera la farsa berlusconiana
Intanto in piazza Montecitorio ci sono precari della scuola e dell’università che manifestano, se la prendono con Brunetta che li ha definiti “la peggiore Italia”. Al presidente del Consiglio riservano qualche bordata di fischi, qualche ” vergogna”, ” dimettiti”. Vengono allontanati dalla polizia, si dice che si è sfiorata la rissa, sfilano in corteo, poi tornano in piazza. Nell’aula praticamente Berlusconi non dice niente e, sul niente, rivolge all’opposizione un invito alla collaborazione.
Ma tutto il tono dell’intervento, anche un po’ piagnucoloso, è da “ghe pensi mi” col lasciapassare di Bossi e l’appagamento degli appetiti della scilipoty band. Il senatùr ora appare svagato, disinteressato alle cose del mondo, pensa di essere ancora a Pontida. Ma, raccontano le cronache, il “cerchio magico”, gli adoratori del capo (come quel senatore che ha detto “lui ci ordini e noi obbediamo”), si sta spezzando. Sono nati vassalli, valvassori, valvassini, la successione al senatùr è appena iniziata senza esclusioni di colpi.
Anche nel Pdl – che i sondaggi ormai confermano come il secondo partito sorpassato dal Pd – Berlusconi è alla frutta. La trovata di Alfano segretario non regge, non tirerà su le sorti del partito del predellino. Non a caso il Cavaliere, avvertito che il partito è in disfacimento, ha affermato di vuole lasciare ai suoi eredi un grande partito moderato ( sic) nel solco del Ppe. Un partito che, come il governo, non c’è.

Incombe la manovra economica da 40 miliardi
Insomma tutto quanto avviene nelle sedi istituzionali non ha niente a che vedere con i problemi veri del paese, il lavoro in primo luogo, i giovani, i precari, i pensionati che vivono con meno di 500 euro al mese, la redistribuizione del reddito, la politica industriale, la crescita. Al di là delle chiacchiere e dei cinque punti berlusconiani, incombe sulle nostre teste la manovra economica, da 40 miliardi per il pareggio di bilancio entro il 2014. Il rischio è che a pagare ancora una volta siano i lavoratori, le donne, i giovani.
Berlusconi e Bossi tentano di prendere tempo. Eludono il problema, nascondono la realtà, i danni della politica economica e sociale dei governi di centrodestra. Tutti temi sui quali l’opposizione, il centrosinistra in primis, deve costruire l’alternativa. Proporsi da subito come governo del paese, al posto di un governo che non c’è. E che proprio per questo crea danni. Ogni giorno di più. Se non ora, quando?

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