I maldipancisti del Pdl

Sono durissime le parole che il ministro della Cultura, Giancarlo Galan, ha consegnato a un’intervista pubblicata oggi sul Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi. L’ex governatore del Veneto punta l’indice accusatore su quella che egli giudica come una sorta di deriva del PDL rispetto alla originaria impostazione, politica e culturale, con la quale si diede vita a Forza Italia nel 1994. Le parole sono pietre: “ci siamo ridotti a prendere ordini da politici di professione come La Russa e Cicchitto”.

Cosa vuol dire, Galan? Semplice, che originariamente Forza Italia prorompe sulla scena politica italiana anche per il carico di rottura con le nomenclature e con le burocrazie dei partiti usciti da Tangentopoli. Cosa che ripercorreva l’identità stretta del capo quale imprenditore che “scende in campo per la salvezza dell’Italia”. Ricordiamo tutti la tirata retorica sui politici che “non hanno mai lavorato in vita loro”.

Ebbene, sostiene Galan, dopo quella stagione, e con la costituzione del Pdl, dunque con l’ingresso degli uomini di An, vi è stata una mutazione politica del centrodestra. Al punto che “abbiamo iniziato questa avventura contro i professionisti della politica, e oggi i professionisti della politica siamo noi”. Tanto da aver accettato che il governo sia stato commissariato da un socialista come Giulio Tremonti. E dello spettro di Tremonti “che si aggira sul governo, non se ne può più”, conclude il ministro della Cultura.

Non ancora soddisfatto di questa critica politologica, Galan affonda il colpo più duro contro Tremonti, parlando di economia. Grazie a Tremonti, dice Galan, non abbiamo fatto la fine della Grecia. Ma se questo è l’unico risultato di politica economica che il Pdl può vantare, alle prossime elezioni si rischia una bruciante sconfitta. Il punto è sostanzialmente questo, dunque: la dichiarazione di fallimento del governo Berlusconi, per responsabilità diretta del titolare del dicastero dell’Economia. E se lo dice Galan, forse l’allarme dovrebbe suscitare qualche reazione. E infatti.

In una nota di Palazzo Chigi, il premier Berlusconi ribadisce “pieno sostegno” a Tremonti, e “grazie alle linee di politica economica, sempre condivise e approvate dal Consiglio dei Ministri, l’Italia ha garantito la tenuta del bilancio dello Stato e con questa la sicurezza del risparmio e la coesione sociale. È la linea che deve essere mantenuta in questo contesto di permanenti turbolenze finanziarie nel mondo”. Pertanto, Berlusconi sceglie Tremonti contro Galan. E lo stesso fa uno dei coordinatori del Pdl, Denis Verdini, che accusa Galan di sostanziale intelligenza col nemico.

Insomma, nel Pdl è meglio evitare di rendere pubbliche le critiche, e adattarsi a una vita di caserma. Niente risse interne, insomma. Interessante, invece, è la posizione assunta dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, in una nota on line di commento al putiferio scatenato nel Pdl dall’intervista provocatoria di Giancarlo Galan. In sostanza, Sallusti sostiene che qualcosa di vero c’è nelle parole del ministro della Cultura. E si spinge a scrivere questa analisi politica: “il centrodestra tiene, ma a beneficiare, paradossalmente, della politica economica tremontiana non è il socio di maggioranza ma la Lega, partito caro a Tremonti che ha molti meriti e pregi ma non certo quello di essere un movimento che si inserisce nel solco del liberismo”. Più chiaro di così…

Molto istruttiva è la nota del sito di Generazione Italia, il movimento dei giovani di Futuro e Libertà. Il direttore, Gianmario Mariniello, confronta alcuni brani del discorso di Gianfranco Fini a Bastia Umbra il 7 novembre del 2010, con alcune considerazioni di Galan, in particolare, relative alla critica dura nei confronti di Tremonti. Anche Fini sosteneva infatti i meriti di Tremonti nell’aver evitato l’effetto Grecia, ma gli imputava il limite per il quale sarebbe stato impossibile costruire su questo una campagna elettorale. Insomma, anche Fini sosteneva che con Tremonti quel partito avrebbe perso le elezioni. E infine, l’affondo sui tagli orizzontali scriteriati e senza definizione di priorità strategiche operati da Tremonti, sui quali si levano gli stracci polemici di Fini e di Galan.

La sortita di Galan ha provocato finalmente un dibattito all’interno del Pdl, in realtà subito chiuso da una nota secca di Verdini e Berlusconi. L’intervista di Galan, però, pare una cosa seria, dopo che i giornali di oggi hanno dedicato le prime pagine alla sciocchezza del disegno di legge di revisione dell’articolo 1 della Costituzione, presentato dal deputato Remigio Ceroni. Tuttavia, un dubbio permane: se la situazione all’interno del Pdl fosse quella che è stata rappresentata dai malpancisti, primi fra tutti Galan e Pisanu (con la lettera al Corriere), quanti altri tentativi di depistaggio e di distrazione di massa dovremmo attenderci nelle prossime ore e nei prossimi giorni? Vedremo. Immaginiamo già il fervido lavoro che terrà occupata la fantasia dei peones del Pdl…

Lascia un commento