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Forza nuova in piazza a Milano attacca
la Lega nord con un padano “foera di ball”

Striscioni e parole dure contro il Carroccio che prima vuole cacciare i migranti e poi ne regolarizza ventimila. “Una cosa così non si è vista nemmeno durante i governi di sinistra”, dice Marco Mantovani il candidato sindaco della destra milanese

Lo striscione recita un padanissimo “foera di ball”, ma a scendere in piazza è Forza Nuova. E così, sotto accusa finisce proprio il partito di Umberto Bossi. “La Lega Nord è un bluff – dichiara Marco Mantovani, candidato sindaco a Milano per Forza Nuova – prima dice ‘foera di ball’ e poi legalizza d’un sol colpo ventimila clandestini. Una cosa così non si è vista nemmeno durante i governi di sinistra”. I militanti che si sono dati appuntamento oggi di fronte alla stazione Centrale di Milano non usano mezzi termini: “Maroni è un debole e la Lega è un partito di gente debole, che pensa solo alla propria poltrona – spiega il miltante Angelo Belletta, mentre invita gli elettori del Carroccio a “non ascoltare più le fandonie dei loro dirigenti e a unirsi a Forza Nuova”. Niente permessi temporanei, dunque. Quale l’alternativa? “Lo diciamo da anni – insiste Belletta – i popoli africani vanno aiutati nel loro paese, evitando a noi problemi economici e sociali e a loro le sofferenze che ormai conosciamo”. E sui volantini distribuiti ai passanti le cose sono ancora più chiare: “Preferenza nazionale agli italiani per l’assegnazione delle case popolari, degli assegni familiari, nella scuola e negli ospedali”. E’ una proposta di legge e sotto i gazebo si raccolgono le firme. “Per fare sul serio – scandiscono alcuni – mica come quelli della Lega”. Ma i militanti di Forza Nuova non sono gli unici ad attaccare il governo e il ministro dell’Interno per la gestione dell’emergenza immigrati. Critiche a Roberto Maroni arrivano anche dalla base leghista, che prende di mira il ministro dalle frequenze di Radio Padania puntando il dito contro i permessi di soggiorno e gli scarsi risultati ottenuti in Europa.

da: Il Fatto Quotidiano del 11.04.11

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