Fuoco “amico” contro il nostro futuro

Con il trattato sul Fiscal compact approvato  in via definitiva dalla Camera prende sostanza l’introduzione in Costituzione della regola del pareggio di bilancio nelle legislazioni nazionali (in Italia il principio era stato introdotto con la modifica dell’art. 81). Il Pd vota a favore, l’IdV si astiene. Passa anche il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). E sono altre lacrime e sangue

 nel silenzio generale, con 368 voti a favore, 65 contrari e 65 astensioni (espresse prevalentemente dall’Italia dei valori, mentre la Lega ha detto no al provvedimento), l’aula della Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge che ratifica il trattato europeo sul fiscal compact. Cambia, nella sostanza,  l’articolo 1 della nostra Costituzione ma nessuno lo dice: la sovranità non appartiene più al popolo, ma alla burocrazia europea, che per giunta la esercita nelle forme e nei limiti che essa stessa decide.  Il tutto senza alcuna compensazione in sistemi di governo democratico a livello europeo, visto che le decisioni sono saldamente in mano a organi non elettivi.

Il giro di vite del nuovo patto sta nella rigidità della diminuzione di un ventesimo annuo della differenza che separa gli attuali livelli di debito dal “virtuoso” 60%, nel fatto che lo sforamento del deficit strutturale annuo dello 0,5% debba essere immediatamente sanzionato in modo automatico – il che, al di là delle differenze fra deficit congiunturale e deficit strutturale che qui tralascio, rappresenta un enorme inasprimento rispetto al vincolo del 3% di Maastricht -, nella imposizione di controlli che espropriano la sovranità dei singoli stati.

Le conseguenze per l’Italia sono pesantissime. Monti e la sua maggioranza hanno impegnato il nostro Paese su vincoli che sarebbe già difficile rispettare in una fase di crescita economica, figuriamoci in una situazione di crisi e recessione come quella che stiamo attraversando. Quando non riusciremo ad onorare questo nostro impegno non potremo più tirarci indietro ma dovremo consegnare le chiavi di casa nostra alle varie autorità europee.

Il nostro debito si aggira poco sopra i 1900mld, il 120% del nostro attuale Pil. Portarlo al 60% significa ridurlo della metà. Farlo in ragione di un ventesimo all’anno, significa ridurre il bilancio del 3%. In termini monetari ciò significa prepararsi a manovre annue di riduzione nell’ordine di 48 mld. Ma se il nostro prodotto interno lordo è in discesa, come dice il Fmi che prevede una riduzione del 2,2%, la situazione peggiora ulteriormente. Non è una grande scoperta. E’ il cane che si mangia la coda.

Il Fiscal compact è stato sottoscritto lo scorso 2 marzo da 25 Stati membri dell’Unione europea, con l’esclusione di Regno Unito e Repubblica ceca, ed entrerà in vigore il primo gennaio2013, acondizione che almeno 12 parti contraenti la cui moneta è l’euro lo abbiano ratificato. Al momento già ratificato l’intesa 10 paesi: Danimarca, Irlanda, Grecia, Cipro, Austria, Portogallo, Lituania, Romania, Slovenia, Lettonia. Mentre in Germania l’approvazione parlamentare è avvenuta, ma è sospesa in attesa della pronuncia della Corte costituzionale.

L’altro trattato ratificato oggi dall’aula di Montecitorio istituisce il Meccanismo europeo di stabilità. In pratica si tratta di un fondo salva-stati permanente che prenderà il posto degli attuali analoghi strumenti provvisori (Esfs e Esm) già utilizzati per la crisi greca. Un fondo che interverrà in caso si debba salvaguardare la stabilità finanziaria dell’eurozona nel suo complesso e di uno dei suoi Stati membri.

Come ha ricordato ieri in audizione il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, al contrario dell’Efsf, è una Istituzione finanziaria internazionale (Ifi) indipendente, è permanente ed è dotato di capitale proprio. La sede sarà in Lussemburgo e la forma legale sarà quella di organizzazione intergovernativa regolata dal diritto internazionale.

Il Mes avrà un capitale di 700 miliardi di euro, di cui 80 versati e 620 “a chiamata”. L’Italia con il 17,9% del capitale sarà il terzo azionista dopo Germania e Francia, e dovrà onorare un impegno di 14,33 miliardi di euro di capitale da versare entro il 2014. Le rate previste sono di 5,73 miliardi nel 2012 e nel 2013 e 2,87 miliardi nel 2014.

La parte “a chiamata” di spettanza dell’Italia è di 111,07 miliardi di euro che non vanno versati ma che ogni Paese si impegna a conferire rapidamente e incondizionatamente in caso sia chiesto dal Mes.

Gli impegni dell’Italia per la partecipazione al Mes, a differenza di quelli dell’Efsf, non saranno conteggiati nel debito pubblico, ma comporteranno comunque un aumento dello stock di debito, dovendo essere coperti con l’emissione di titoli. L’aumento del rapporto debito/Pil per i programmi già in essere in favore di Irlanda, Portogallo e Grecia e per la partecipazione al capitale del Mes e’ stimato in circa 3 punti nel 2015.

Il Mes si finanzierà sul mercato emettendo propri titoli e sarà gestito dal Board dei governatori, composto dai ministri delle finanze dei 17 Paesi membri. Le decisioni significative dovranno essere prese all’unanimità, salvo eventuali astensioni. Quelle ordinarie richiederanno una maggioranza dell’80% delle quote. In caso di emergenze si deroga alla regola dell’unanimità, con una procedura d’urgenza disciplinata dal trattato che fissa all’85 per cento il quorum richiesto.

Il Mes, che avrà una capacità “di fuoco” di 500 miliardi di euro quando tutto il capitale sarà versato, prenderà il via quando il trattato sarà ratificato da Paesi rappresentanti il 90% del capitale.

Infine, nella seduta odierna l’Aula di Montecitorio ha approvato, con 380 sì, 59 no e 36 astenuti anche alla modifica all’art 136 del Trattato sul funzionamento dell’Ue (Tfue) che contiene alcune disposizioni riguardanti specificamente gli Stati aderenti all’area dell’euro. In particolare si modifica l’art. 136 inserendo: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme.  La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”.

da paneacqua.info: http://www.paneacqua.info/2012/07/fuoco-amico-contro-il-nostro-futuro/

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