Il Papocchio è servito

    Dall’infinito vertice di Arcore viene fuori un’altra manovra, pasticciata, rispetto a quella uscita dal Consiglio dei ministri del 12 agosto e del tutto differente da quella tratteggiata dalle indiscrezioni delle ultime ore. Scompare il contributo di solidarietà ma non c’è l’aumento dell’Iva; con le pensioni alla fine si fa cassa annullando il conteggio del servizio militare e degli anni universitari; rimane la Robin Tax per le aziende del settore energetico e la riduzione dei tagli ai Comuni è flebile; per riduzione Province e parlamentari se ne riparlerà con una modifica costituzionale.

 Opposizione all’attacco Ci sono volute sette ore per trovare l’accordo fra Pdl e Lega. Cambia la manovra, peggiora per quanto è possibile e, se non si trattasse di problemi che riguardano il futuro del paese e la vita dei cittadini, si potrebbe parlare di una farsa. Di sicuro è un papocchio, una manovra senza capo ne coda, iniqua, depressiva, ancor più di prima. Resta in piedi l’articolo 8 che autorizza i licenziamenti e fa saltare la contrattazione nazionale. Il tratto che caratterizza gli emendamenti, ancora scritti, è che non si toccano le grandi ricchezze, i grandi patrimoni. Al massimo si farà funzionare una sorta di reddito che non serve certo a scoprire gli evasori. Contributo di solidarietà che salta. Certo andava a colpire chi già paga le tasse. Ma, tolta questa tassa, si doveva e si poteva colpire i ricchi, i patrimoni, i redditi da capitale a vantaggio dei redditi da lavoro. Scompare l’aumento dell’Iva. Tornerà nelle disponibilità di Tremonti che utilizzerà il possibile aumento, una specie di tesoretto, per affrontare la riforma fiscale.Restano pesanti tagli ai Comuni

Per quanto riguarda i comuni, in particolare i piccoli comuni, le risposte alla grande mobilitazione dei sindaci, dell’Anci, delle Regioni la risposta della maggioranza è una specie di beffa. Si era parlato del dimezzamento dei tagli. Pare che se ci sarà un sconto non supererà i due miliardi, neppure un terzo. I piccoli comuni rimangono ma è come se non esistessero non avendo più neppure il potere di decidere come e quali rapporti stabilire fra di loro. Nel comunicato reso noto al termine del vertice si parla di “sostituzione dell’articolo della manovra relativo ai piccoli comuni con un nuovo testo che preveda l’obbligo dello svolgimento in forma di unione di tutte le funzioni fondamentali a partire dall’anno 2013 nonché il mantenimento dei consigli comunali con riduzione dei loro componenti senza indennità o gettone alcuno per i loro membri; riduzione dell’impatto della manovra per comuni, province, regioni e regioni a statuto speciale. Attribuzione agli enti territoriali di maggiori poteri e responsabilità nel contrasto all’evasione fiscale con vincolo di destinazione agli stessi del ricavato delle conseguenti maggiori entrate”. Per quanto riguarda le Province e la riduzione del numero dei parlamentari si procederà con interventi di natura costituzionale. Se ne riparlerà fra qualche anno per quanto riguarda il dimezzamento del numero dei parlamentari e di soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali. Buttata là sembra una battuta, tanto per dire, ma trasferire i poteri delle Province alle Regioni non è cosa da poco. Potrebbe anche verificarsi addirittura un aumento delle spese. Ancora: come il coniglio che esce dal cappello del prestigiatore ecco che, dopo l’attacco alla Cgil con Sacconi portabandiera è la volta delle cooperative che nel comunicato vengono di fatto chiamate a sostituire il contributo di solidarietà. Non solo, vengono accoppiate nel testo a coloro che “abusano intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive nonché riduzione delle misure di vantaggio fiscale alle società cooperative”.

Pensioni. Riscatti di lauree e servizio militare non contano più

Per far cassa, anche se le misure che sono state rese note non consentono i ” saldi invariati”, c’è la Robin tax che colpisce le aziende del settore energetico e che trasferiranno i maggiori costi sulle tariffe a spese dei consumatori. Una tassa bocciata dall’Authority, ma Berlusconi e Bossi sono allergici alle ” autorità”. Poi ecco l’asso nella manica, una misura odiosa che il Pdl aveva bisogno di portare a casa per non far cantare vittoria alla Lega che, fra l’altro, cede proprio sulle pensioni. E chi si va a colpire? Coloro che hanno riscattato i periodi del corso di laurea e del servizio militare, tirando fuori i soldi, e molti, di tasca propria. Non solo una norma odiosa,ma anche ridicola. Questi contributi non saranno più utili per il calcolo degli anni per l’anzianità ma lo saranno ai fini del calcolo della pensione. Insomma un furto a metà.

Fassina, Di Pietro, Casini: manovra peggiorata

Dalle opposizioni vengono dure critiche. Casini (Udc) parla di una manovra ancor più pasticciata e dice che “si rischia il baratro”. ” I soldi andavano presi per esempio da chi ha goduto dello scudo fiscale. Con questa manovra i furbi la fanno franca e pagano i soliti poveracci”. “Le ‘unanimi determinazioni’ del vertice di Arcore non modificano le pesantissime iniquità della manovra – ha detto il responsabile economia del Pd, Stefano Fassina – ne indeboliscono ulteriormente la già scarsa credibilità. Il modesto reintegro dei tagli ai trasferimenti a Regioni, Province e Comuni non eviterà i tagli agli asili nido, alle mense scolastiche, all’assistenza alle famiglie ed agli anziani, al trasporto pubblico locale e non eviterà neppure regressivi aumenti di tasse e tariffe. L’ennesima attribuzione di super poteri agli enti territoriali per contrastare l’evasione è pura propaganda: già a legislazione vigente i Comuni trattengono oltre la metà delle risorse che dovrebbero recuperare”. “L’intervento sulle pensioni, oltre a contraddire i diktat della Lega – ha proseguito Fassina – è un colpo a tanti impiegati e operai del Nord e del resto d’Italia che, a causa della neutralizzazione del riscatto del servizio militare o della laurea, dovranno posticipare il pensionamento. Ancora una volta, le pensioni vengono utilizzate per fare cassa e non per una riforma del welfare. Infine, rimane completamente vuoto il capitolo delle riforme per il sostegno allo sviluppo ed è molto preoccupante l’assenza di riferimenti alle modifiche all’art 8 sui contratti e le relazioni industriali.

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