Manovra e sciopero, se non ora quando?

  La Cgil è attaccata da mezzo governo e persino da un autorevole esponente del Partito democratico come Fioroni, nettamente in disaccordo con la scelta del primo sindacato italiano di indire uno sciopero contro il provvedimento economico in discussione al Senato. Ma la maggioranza sbanda sempre di più, e a contestare la manovra ci sono anche gli enti locali e Confindustria
La Cgil sotto attacco. Ormai il più grande sindacato italiano per gli esponenti del governo e della maggioranza non è un interlocutore con cui confrontarsi. Ha cominciato il ministro Sacconi che, da anni, cerca di dividere le tre Confederazioni, con Cisl e Uil che una sponda, e molto larga l’hanno offerta per esigenze di ” bottega”. Lo ha assecondato il presidente del Consiglio che vede nella Cgil un covo di pericolosi estremisti, massimalisti. Anche il neosegretario del Pdl Angelino Alfano divide i sindacati, quelli con i quali fare accordi sono i “sindacati riformisti” con i quali si tengono incontri ” segreti”. La Cgil viene presa a bersaglio perché ha proclamato lo sciopero generale per il 6 settembre ed ha deciso di organizzare cento manifestazione. I ministri, esponenti del Pdl, della Lega attaccando la più grande organizzazione sindacale italiana cercando, invano, di far dimenticare lo stato di totale confusione della maggioranza. La crisi italiana non se l’è inventata la Cgil, il deficit di bilancio non l’ha provocato il sindacato di Corso d’Italia, le politiche depressive, inique, che hanno caratterizzato le tante manovre finanziarie della destra non portano la firma di Epifani prima, di Camusso oggi. Lo sciopero è un diritto, un’arma che si usa quando proprio non se ne può fare a meno, anche da soli. Basta leggere la storia della Cgil. Certo il valore dell’unità sindacale resta un grande obiettivo, ma richiede il consenso dei possibili contraenti. Se due di questi non ci stanno, si blocca tutto il movimento, non più lotte, manifestazioni, solo sussurri e, se va bene, grida?

Le preoccupazioni di Bersani e gli attacchi di Fioroni e Marini

Ci sembra giusta la preoccupazione di Pierluigi Bersani quando ricorda che “noi siamo un partito che come mille altre volte è presente dove sono le forze sociali e civili ma oggi abbiamo chiarito la nostra preoccupazione principale ( nell’incontro con le forze sociali ndr), cioè che non si disperda la convergenza raggiunta tra le forze sociali con l’accordo del 28 giugno. Se il governo lavora sulla divergenza -sottolinea però il leader del Pd -, si prende una responsabilità enorme”. Resta per Bersani, l’obiettivo di “ricompattare” le organizzazioni sindacali. “Il resto – afferma in riferimento allo sciopero generale proclamato dalla Cgil – sono strategie sindacali che sono diverse e autonome rispetto a quello che fa un partito”. Ma dalla “preoccupazione” del segretario ad arrivare ad un attacco aperto alla Cgil, stile Sacconi come quello portato da un autorevole esponente del Pd, Giuseppe Fioroni, responsabile welfare del Pd, il passo è davvero molto lungo. Un vero e proprio strappo. “È uno sciopero assurdo, sbagliatissimo, controproducente, indetto da un solo sindacato e che divide i sindacati. Bisogna opporsi, dichiara Fioroni al Messaggero. “Nel Pd – prosegue – non si riapra la solita sarabanda di chi vuole aderire e chi no. Non si indice uno sciopero in piena recessione – sottolinea – per di più spaccando le parti sociali e le forze politiche”. Lo stesso Fioroni definisce, bontà sua, iniqua e sbagliata la manovra del governo. Allora, basta dirlo per cambiare questa manovra? Anche Franco Marini, ex segretario della Cisl, si dice “sorpreso” della decisione della Cgil di indire ” da sola” lo sciopero generale. “Speravo in un impegno per tenere salda quell’unità d’azione- afferma- recuperata nell’accordo dei tre sindacati il 28 giugno scorso. Era stata una scelta importante, che così rischia di saltare”. Forse è già saltata viste le affermazioni, per esempio, di Cisl e Uil che non vedono pericoli per quanto riguarda la Statuto dei lavoratori, l’articolo 18, ed accettano anche la “interpretazione” che Sacconi dà all’accordo firmato dalle parte sociali sulla contrattazione. Si dicono contrari agli interventi sulle pensioni, ma stanno lì, fermi immobili.

Vincenzo Vita. Il Pd deve condividere le motivazioni della Cgil

Immediata la replica a queste posizioni che, anche per la loro virulenza, rappresentano un pesante attacco all’autonomi di una grande organizzazione sindacale, da parte di esponenti del Pd come il senatore Vincenzo Vita. “Non servono molte parole, del resto la Cgil, non ha bisogno di difese , né deve giustificare le scelte prese dagli organismi dirigenti . Un ‘altra manovra è possibile, uno slogan che fa dello sciopero generale un momento importante della vita democratica del nostro paese. Credo che il Pd deve condividere questa scelta con le motivazioni che ne sono alla base”. La mobilitazione dei lavoratori, con assemblee, riunioni, incontri, dibattiti fino ad arrivare al 6 settembre interviene in una fase in cui il paese è di fatto privo di governo, sono possibili colpi di coda.

Pdl e Lega sono arrivati alla torte in faccia

Berlusconiani e leghisti si prendono a torte in faccia, corrono male parole, le minacce si sprecano, si accusano a vicenda di voler affossare il governo. Bossi, nella notte è caduto in casa e pare abbia riportato una frattura al gomito, parla per bocca di Calderoli. Le pensioni non si toccano, solo quelle di reversibilità o l’accompagna si può discutere. Calderoli definisce “una castroneria” affermare che l’eliminazione delle Province porterebbe un risparmio di dieci miliardi. Crosetto, il capo della fronda che scuote la maggioranza ha presentato un emendamento che prevede il licenziamento del 25% dei dipendenti pubblici per i quali sono già previste punizioni che riguardano la minaccia di non pagare le tredicesime mentre per il Tfr se ne parlerà due anni dopo la cessazione dell’attività. Sui tagli agli enti locali, cavalli di battaglia della manovra, Alemanno, sindaco di Roma, uno che conta nel Pdl, dice che la manovra “uccide il federalismo”. Fassino sindaco di Torino afferma che ” il federalismo subisce un duro colpo spero non mortale”. I sindaci leghisti sono in rivolta. Mobilitazione dell’Associazione nazionale dei Comuni con i sindaci che partecipano a manifestazioni per respingere la manovra, riunioni straordinarie delle Province, delle regioni. Confindustria, nel quadro delle audizioni in corso presso la Commissione Bilancio al Senato lancia un nuovo grido di allarme. Il direttore generale, Galli, esprime grande preoccupazione e chiede che la manovra sia cambiata rapidamente, sottolinea che occorre recuperare la credibilità a fronte di mercati molto mobili con lo spread fra Btp e Bund tedeschi che si mantiene su quote vicine ai 290 punti base. Quote molto alte, che segnalano un costante pericolo. Ma Confindustria batte sul tasto delle pensioni di anzianità, chiede privatizzazioni a ruota libera, parla di un aumento dell’Iva, di un punto, mentre le organizzazioni dei commercianti sono nettamente contrarie. Non è la Cgil, insomma, che mette in pericolo la “convergenza” fra le forze sociali. C’è un paese sull’orlo dell’abisso. Si parla addirittura di un voto di fiducia su un maxi emendamento che chiuderebbe così il dibattito già al Senato. Blindatura poi alla Camera per evitare clamorose spaccature della maggioranza rattoppando una situazione al limite della decenza. Il Parlamento completamente esautorato. La democrazia svilita. Allora lo sciopero generale, una sveglia che ci voleva. Se non ora quando?

Alessandro Cardulli ,   25 agosto 2011

http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=18491

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