Una manovra contro i più deboli

 

Con l’ennesimo voto di fiducia alla Camera oggi si chiude l’iter di una manovra economica che, ancora una volta, farà ricadere sulle spalle dei più deboli il costo del risanamento.  L’introduzione dei ticket sulla sanità, il taglio delle indicizzazioni delle  pensioni, l’estensione del blocco dei contratti e del turn over nella pubblica amministrazione, per non parlare del taglio delle agevolazioni fiscali alle famiglie sui mutui, le ristrutturazioni e quant’altro ci parlano di una scelta irresponsabile dell’attuale maggioranza: far pagare di più a chi ha meno. Una manovra classista né più, né meno. Solo per il forte senso di responsabilità, per l’amore per il nostro Paese di fronte all’attacco speculativo internazionale che nei giorni scorsi ha bruciato miliardi di euro, al richiamo del Capo dello Stato e alla latitanza del governo, abbiamo consentito di approvare rapidamente la manovra. Una manovra che comunque non abbiamo condiviso perché iniqua, senza alcuna misura per la crescita e che abbiamo tentato di rendere meno odiosa, a partire dal tema delle pensioni. Il Pd in queste ore ha tenuto la barra dritta, mentre il capo del governo  scompariva, la maggioranza litigava e veniva travolta dagli scandali, c’è stato  un Partito ed un opposizione capace, a mio avviso, di dire al Paese che una alternativa è possibile, già ora. Abbiamo indicato al Paese, più che a questa maggioranza incapace di ascoltare, che un’altra via era possibile. Era possibile non far pagare tutto il costo alle famiglie, ai lavoratori e ai pensionati ma chiedere un contributo a chi ha di più: a partire dalle rendite finanziarie, dall’abolizione dei privilegi delle varie caste a partire dalla politica, al taglio dei costi superflui della macchina pubblica. E soprattutto avevamo chiesto misure per il rilancio dell’economia perché convinti che non c’è risanamento se non c’è sviluppo economico. Un atto di responsabilità il nostro a scadenza, da lunedì non saremo più disposti a consentire che una maggioranza che non c’é più continui a ballare mentre il Titanic affonda, come non dovremo essere disponibili a scenari non comprensibili ai cittadini del nostro Paese. La maggioranza se ne deve andare e a noi sta il compito di continuare a parlare del paese reale e delle condizioni delle persone e insieme ai partiti socialisti e democratici europei indicare una linea  politica alternativa al declino degli ultimi anni.

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