Salva Fininvest, “salta” il codicillo

Il capo del governo annuncia in una nota che dalla manovra finanziaria
verranno espunte le misure ribattezzate dalle opposizioni “salva-Fininvest”. Per Berlusconi si è trattato di una “vergognosa montatura”. Per Bersani: “Il premier ci ha provato. Ora vigileremo”. In mattinata Tremonti aveva cancellato la conferenxza stampa sulla manovra mentre il governo si dilaniava sulla paternità della clausola “ad aziendam” La norma sul lodo Mondadori, contenuta nel decreto sulla manovra, aveva agitato, e molto,  le acque della politica.

Il giallo del codicillo.
La prevista conferenza stampa di oggi sulla manovra, cui avrebbero dovuto partecipare i
ministri Tremonti, Sacconi, Romani, Brunetta e Calderoli, è stata rimandata. La
causa ufficiale è il maltempo, ma l’impressione è che il ruolo determinante
l’abbia avuto l’inserimento all’ultimo secondo della norma “ad aziendam” che
stopperebbe il risarcimento di Silvio Berlusconi alla Cir di Carlo De Benedetti.
E’ attesa a breve la sentenza d’appello del processo civile: in primo grado il
danno era stato quantificato in 750 milioni di euro, e più volte il premier se
n’era lamentato pubblicamente.

Sulla norma salva – risarcimento si starebbe consumando, dietro le quinte,
uno scontro tra il ministro dell’Economia da una parte e la filiera Alfano,
Ghedini e Berlusconi dall’altra. Sarebbero stati infatti quest’ultimi gli
artefici del cidicillo della discordia. “L’hanno cucinata loro – spiegano fonti
del ministero dell’Economia – i cuochi sono da rintracciare da quella parte, pur
essendo chiaro che non ha alcuna coerenza con l’oggetto del decreto”. Ghedini,
però, si chiama fuori: “‘Non ne so nulla, non l’ho scritta io, non mi occupo di
civile ma di penale. Non ho nulla da dire”.

 

Il ministro degli Esteri Franco Frattini dichiara: “Di questa norma non c’è
stata discussione approfondita in Cdm, se capisco bene si tratta di una norma
generale e non particolare”. Per Frattini si tratta “un principio che già
esiste, non c’è nessun intento ad personam”. Così il titolare della Farnesina,
se da una parte cerca di difendere il governo, dall’altra ammette che il
tentativo di far passare della norma è frutto di una scelta unilaterale, quella
del presidente del Consiglio.

 

A difendere la norma incriminata c’è il ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi: “È una norma equilibrata che dà certezza e tutela tutte le
parti. Va valutata in sé a prescindere dalla fattispecie a cui si applica anche
se riguarda il premier”. Secondo Sacconi le polemiche sono frutto “del clima
politico particolarmente avvelenato”.

 

Pungente il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini:
“Vorrei conoscere l’opinione precisa del segretario del Pdl sulla normativa
relativa al lodo Mondadori. Peraltro il segretario del Pdl, che nei giorni
scorsi ha parlato di partito degli onesti, è anche, e non è dato sapere per
quanto, ministro della Giustizia, quindi è indispensabile conoscere con
chiarezza la sua posizione”.

Gli risponde il portavoce del Pdl Daniele Capezzone: “Da Dario
Franceschini giunge un attacco contro Angelino Alfano che esprime faziosità, e,
ancor peggio, mancanza di argomenti. Anzichè fare processi alle intenzioni, la
sinistra esamini la norma nel suo contenuto”. Per Capezzone si tratta di “un
provvedimento di elementare civiltà giuridica. Così come nel processo penale si
è considerati colpevoli solo dopo la condanna in terzo grado – spiega Capezzone
– allo stesso modo in sede civile si può consolidare una logica garantista
sempre fino al terzo grado, senza sacrificare gli eventuali e futuri diritti
altrui, garantiti dalla cauzione. Il resto è piccola propaganda, che schiaccia
il Pd su una linea di giustizialismo integrale”.

Il segretario democratico Pierluigi Bersani ironizza e chiede
il ritiro del provvedimento: “Il tempo è migliorato e abbiamo fiducia che entro
stasera la manovra venga presentata e si chiarisca qual è la manina che ha messo
la norma sul lodo Mondadori che ora tutti disconoscono. Una norma vergognosa,
che fa scandalo e che deve essere ritirata”. Il vicepresidente del Csm Michele
Vietti segnala la violazione “del principio di eguaglianza dei cittadini di
fronte alla legge”. Antonio Di Pietro attacca: “Alla faccia del partito degli
onesti! Hanno tradito il voto di 25 milioni di persone che con il referendum del
12 giugno avevano detto basta con le leggi ad personam. Loro invece ne hanno
riproposto subito un’altra…” dice il leader dell’Idv. Per Angelo Bonelli dei
Verdi: “Tremonti è un ministro commissariato”.

Se da una parte il Pd chiede seccamente la cancellazione della
norma ad aziendam, dall’altra offre la volontà di dialogare sui contenuti del
resto della manovra economica: Bersani ha chiesto che il decreto venga
trasformato in ddl e “noi prendiamo l’impegno che i lavori parlamentari si
concludano il 30 settembre”.

Matteo Salvini, deputato e capogruppo leghista in Consiglio
comunale a Milano, si fa interprete del malumore che serpeggia nel Carroccio:
“Silvio ci è o ci fa?”.

La retromarcia.
Arriva nel tardo
pomeriggio. Silvio Berlusconi è costretto a fare marcia indietro: il governo
ritirerà la norma cosiddetta pro-Fininvest contenuta nella Finanziaria, che però
il premier reputa “giusta e doverosa in tempo di crisi economica”, aggiungendo
che la polemica sollevata dalle opposizioni è una “vergognosa montatura”.

Secca la risposta di Bersani: “Ci ha provato, ora noi apriremo
bene gli occhi perchè sappiamo con chi abbiamo a che fare”. Prosegue Bersani:
“L’ho già detto e lo ripeto: su tutti i carri in cui mettono i problemi per gli
italiani ci deve essere però una soluzione per lui e poi quando viene
smascherato fa marcia indietro”.

Il ‘colpo di scena’ del ritiro della norma ‘Mondadori’ – sulla
sospensione in appello dei risarcimenti oltre i 10 milioni – deciso dallo stesso
premier Silvio Berlusconi non cambia di una virgola il ‘timing’ del Colle per
l’esame della manovra economica. Il provvedimento è sotto la lente del
presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che lo sta esaminando
scrupolosamente e, pare, che la sua firma non sia questione di ore ma di giorni.
Stamattina il Capo dello Stato ha puntualizzato che ogni sua valutazione
arriverà a tempo debito. “Non dico nulla. Sulla manovra – ha risposto ai
cronisti -, quando sarà il momento conoscerete le nostre determinazioni”. Parole
che riflettono chiaramente la volontà, da un lato, di tenersi lontano dalle
polemiche politiche e, dall’altro, di prendersi tutto il tempo necessario per
leggere e valutare la manovra.

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